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L’estate che non arriva…

Mai come quest’anno, vuoi per un motivo vuoi per l’altro, la voglia di “buttarsi” in acqua è stata cosi forte anche nei mesi freddi.
Forse per la curiosità di vedere i luoghi percorsi d’estate, vestiti d’inverno.
Forse per la voglia di “catturare” piccoli scorci che gli ambienti invernali ti sanno regalare.
Forse per la voglia di cambiare frequenza,forse anche per il bisogno di isolarsi un attimo… da suoni e rumori… come quando infili il cappuccio della muta in neoprene… Ti sembra tutto cosi ovattato, cosi distante.
Ed il cappuccio sabato mattina lo abbiamo infilato… eccome!
Partenza avvicinamento ore 8:00, temperatura esterna -5.

Pochi passi in salita e la temperatura sembra cambiare, ma l’aria fredda che ti graffia il viso, fa’ capire che a giugno manca ancora qualche mese.
La giornata è stupenda, un cielo limpido e qualche raggio di sole che si affaccia oltre i profili della valle, ci accompagna nella lenta silenziosa salita.
Silenzio rotto solamente dal calpestio delle foglie secche, di curiosi caprioli che sbucano dietro tronchi per vedere chi attreversa le loro dimore.
Nel minor tempo possibile saliamo e ci cambiamo. La brezzolina che scende in valle regala attimi solo per brevi chiacchere.

Partiamo e già dopo qualche passo percepiamo che dovremo stare bene attenti al sottile strato di ghiaccio che ricopre il greto del torrente… O si stà in acqua o fuori fuori.
Vista la temperatura la progressione è veloce, ma non ci priviamo assolutamente del tempo per ammirare le forme, le figure, i disegni che l’acqua ed il freddo hanno deciso di fare lungo tutto il percorso.
Nei soliti tempi arriviamo all’uscita, dove ci aspetta un tiepido sole che scalda le ossa.

La valle è sempre lei (Val Rua, Ponteposta, Val D’Astico), amante segreta e misteriosa, vestita di abiti diversi, affascinanti ed intriganti. Che regala sempre brevi ed intense soddisfazioni ogni volta che decidi di andarla a salutare… quello che richiede in cambio dipende solo dalla stagione.
Un ammiratore.

Spaluga di Lusiana – il video

Queste le poche riprese video effettuate durante la nostra uscita fotografica del 16 Nov 2009.

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La calata avviene partendo da un balcone roccioso ci si cala nel vuoto per una cinquantina di metri a cielo aperto. Da metà pozzo in poi le pareti sono bagnate da un arrivo d’acqua e dall’abbondante stillicidio; visto dal fondo, è veramente suggestivo.
Dopo un paio di frazionamenti (placchette fisse), si giunge alla cengia intermedia; sotto di noi l’enorme salone è illuminato dalla luce esterna solo nella parte più vicina al pozzo d’ingresso, mentre tutto il resto è avvolto nel nero più assoluto.
L’ultima calata, tutta nel vuoto, parte da una catena fissa. Durante la risalita di questo tratto, si può notare come tutta le cengia poggi alla fine su un piccolo masso posto sotto una sequenza di blocchi a piramide inversa.
La zona di atterraggio è costellata da una grande quantità di resti vegetali e numerose carcasse di animali (alcune relativamente fresche, altre maledettamente puzzolenti) precipitati o buttati dentro l’abisso. Riconoscibili camosci, cani e bovini. Molta attenzione anche a materiale bellico, fra cui una bomba integra di mortaio evidenziata da nastro bianco/rosso e circondata da sassi disposti circolarmente.
Sandro Sedran

Buso dei Pisaroti

Domenica siamo andati a fotografare nel Buso dei Pisaroti, una risorgiva situata nei Lessini nei pressi di Bolca (VR).

Accompagnati da Simone ed Emanuele del GASV, abbiamo faticato non poco per trovare l’ingresso (nessuno di noi c’era mai stato) perchè situato sotto una parete rocciosa da cui bisogna calarsi dall’alto con una corda da 40m.

Dopo aver abbandonato l’attrezzatura da verticale, ci si infila nel tratto iniziale della grotta che si sviluppa in leggera discesa all’interno di una spaccatura poco stabile e di dimensioni ridotte che costringe a strisciare.
In fondo alla discesa s’incontra l’attivo con il primo lago che costringe a bagnarsi da subito con un bel bagno d’acqua fino al petto. Si risale per qualche decina di metri il ruscello lungo un’alto meandro con la base stupendamente elaborata a scallops e ciotoli di nero basalto che ritroveremo lungo tutto il percorso interno.
Il secondo lago ha uno spazio aereo più ridotto rispetto al primo, ma ci si bagna di meno perché l’acqua è più bassa. Appena oltre inizia lo spettacolo!
 
A sinistra, la condotta forzata con sifone, da cui proviene la maggioranza dell’acqua, è uno splendido tubo quasi circolare completamente eroso a scallops. A destra invece, una diritta diaclasi alta parecchi metri ha subìto un’erosione particolarissima creando una sequenza di marmitte con pareti erose simmetricamente a vari livelli.
Risalita la diaclasi, ci si trova ad un livello fossile più alto rispetto al corso d’acqua che bisogna raggiungere scendendo per una delle tre vie a disposizione sul lato sinistro.
Seguendo l’acqua verso valle si raggiunge la parte a monte del sifone incontrato precentemente, mentre verso monte si giunge in un’alta galleria pesantemente erosa e con un paio di cascatelle sul fondo. L’attivo continua in una condotta sempre più stretta che può essere bypassata più comodamente risalendo la frana e percorrendo le condotte fossili. Passati sotto un bel camino con stillicidio, si cammina carponi per qualche metro fino ad incontrare un’altra splendida condotta freatica, ora fossile, che ci reimmette nell’attivo.
Il PhotoTeam: Simona, Simone, Alberto R., Emaunele, Massi e San

Tutte le migliori foto le trovate qui.
Queste invece le riprese video:
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