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La prima volta

Forse per un eccesso di prudenza e zelo il mio approccio con il Buso della Rana è stato caratterizzato da un certo timore reverenziale, infatti per entrarci ho atteso di fare il corso d introduzione alla speleologia (anche se le occasioni per farci visita da turista non erano mancate).
Uscita dopo uscita però cresceva la voglia di andare più in là, del resto si sa che l’appetito vien mangiando. Nel mio curriculum, alla voce Buso della Rana al momento potevo annoverare un paio di puntate alla Colata Bianca con visita al sifone, un giretto al Ramo Messico… Verde… Ponticelli… un’uscita in solitaria per il Principale a “fare orientamento” e altre cose minori. Ma senza mancare di rispetto a nessuno, gli speleologi “quelli veri” vanno oltre.
Così ho cominciato a pensare che per fare sul serio cosa ci sarebbe di meglio che una bella traversata passando per la, per me ancora inesplorata, Pisatela? Detto fatto, durante una colazione con “il presidente” abbiamo deciso di immolare un tiepido e assolato 8 Dicembre al sacro altare della speleologia e fendere così le profonde oscurità della grotta.
Arriva il fatidico giorno e recuperata l’attrezzatura in magazzino, si entra ormai di non primissimo mattino, un po’ perché, di proposito, ci eravamo risparmiati una levataccia, un po’ perché, meno di proposito, poco prima, alla partenza da casa, io ero riuscito a dimenticarmi dove avevo riposto gli stivali ripiegando, dopo interminabili minuti di ricerca, sull’utilizzo degli scarponi.
Il livello dell’acqua è straordinariamente basso (e non potrebbe essere altrimenti in un autunno così anomalo) ma la cosa non mi risparmia dal bagnarmi i piedi già appena dopo il Trivio. Decidiamo di variare l’ormai canonico tragitto per Sala Snoopy con un passaggio per Sala da Pranzo e Ramo Morto, tanto per cominciare con gli inediti.
Poi via per Sala della Scritta, Sala Pasa, buca delle lettere di Sala Ghellini, Conoide e Sala Snoopy; nomi e luoghi che cominciano a diventarmi familiari anche se non riuscirei ancora a percorrerli con sicurezza in solitaria.
Fatta una breve sosta ci incamminiamo verso il Ramo Nero. Sarà l’emozione della prima volta, la meraviglia di uno degli scorci più belli della Rana o più banalmente la suola degli scarponi troppo rigida, ma nel passaggio aereo che sovrasta una pozza all’ingresso del ramo scivolo arrivando a sfiorare l’acqua e non so facendo appello a quali forze riesco ad evitare un fragoroso bagno.
Procediamo spediti (per modo di dire… ogni tanto Matteo mi sparisce da davanti lasciandomi con la sensazione di essere una zavorra) verso Sala dei Cani, con un po’ più di circospezione superiamo il Pettine fino ad arrivare alla Sala dei Tufi dove ci rifocilliamo con quello che dovrebbe essere il pranzo. Infilato l’imbrago raggiungiamo il famigerato Lago d’Ops e percorriamo il traverso per superarlo; nel farlo le sensazioni che ho dagli scarponi sono pessime, mi pare di scivolare ad ogni passo, ma riesco ad uscirne indenne. Passiamo per Sala Settembre e, visto che siamo in zona, anche se fuori tragitto, ci concediamo una visita alla Sala della Foglia. Non so perché me l’ero sempre immaginata piccolina e forse per questo le sue dimensioni mi lasciano sorpreso.
Riprendiamo il cammino e, infilata la muta (un altra prima volta), attraversiamo i rami sifonanti per raggiungere quella che per decenni è stata la frontiera della Rana: Sala dell’Ultima Spiaggia. Procediamo per il tratto scavato, forse un po’ di stanchezza, forse il timore di distruggere la muta al primo utilizzo fanno sì che mi sento veramente goffo a percorrere questi meandri costellati di tubi e lamiere. Finalmente arriviamo al cancelletto della congiunzione, stiamo uscendo dal Buso della Rana per entrare in quello della Pisatela. Apriamo l’oblò per accedere al lucchetto, rimuoviamo quest’ultimo e il cancello… non si apre! Non si apre con le buone per lo meno, con una deciso colpo di stivale si riesce a passare oltre. Probabilmente il movimento della frana ha deformato leggermente la struttura e anche il richiuderlo è una manovra che richiede l’ausilio di una calzatura.
Passiamo per la Sala della F-rana, percorriamo il Lagolungo, raggiungiamo Sala delle Mogli e, visto che abbiamo addosso ancora le mute, tralasciamo il bypass asciutto per fare un giro sullo Stargate ed arrivare infine alla Sala dell’Orda.
Qui la serenità che aveva contraddistinto il nostro percorso si dissolve di fronte all’ennesimo episodio inspiegabile che si aggiunge a quelli che già hanno turbato i sonni dell’intera comunità scientifica internazionale e ispirato recenti letterature specialistiche. La corda che ci dovrebbe permettere di risalire è raccolta in una matassa a ridosso dell’armo.
Lo sconforto è totale. Addio traversata.
Assaporavamo già l’uscita e invece siamo costretti a ritornare sui nostri passi con il dubbio di non riuscire ad aprire il cancelletto incastrato e la seria prospettiva di movimentare il soccorso visto che, nella migliore delle ipotesi, concluderemo con un clamoroso sforamento degli orari previsti.
Con la forza della disperazione tentiamo il tutto per tutto, io, in equilibrio precario, mi presto a fare da scala a Matteo che, da abile arrampicatore qual’è, riesce ad ergersi sulla cengia soprastante e quindi sciogliere la matassa e rilasciare la corda.
Congelata la tragica ipotesi di ritornare nelle vie bagnate ci togliamo le mute non senza il timore di trovare altre sorprese. In assetto da risalita e con i sacchi più pesanti andiamo oltre.
Forse i passaggi aerei non sono il mio forte o forse i miei scarponi sono più adatti ai ghiaioni che alle grotte sta di fatto che incontro un altro piccolo calvario nel superare un breve passaggio. A questo punto, sarà anche la stanchezza ma, sta Pisatela non mi sembra poi così banale come me l’ero figurata. Alcuni passaggi su pioli fatico ad interpretarli, i pozzi sono sì corti ma angusti e a questo punto non mi resta che ricorrere ad uno stratagemma mentale per attingere alle ultime stille di energia rimaste: visualizzare una fresca birra media che mi aspetta al bar Rana.
Siamo finalmente prossimi all’uscita e si percorre un meandro in salita, il sollievo di avere un po’ di morbida terra sotto ginocchia e gomiti doloranti viene vanificato dal fastidio di dover spingere in su un sacco che invece vorrebbe rotolarmi sul naso (è forse la prima volta che mi scorrazzo un sacco tutto mio per un’intera escursione).
Fuori trovo Matteo che mi attende compiaciuto per darmi il cinque, io lì per lì non riesco a gioire, un po’ perché, scarponi o stivali che siano, quando faccio un’uscita con chi fa speleologia da anni mi sento sempre un po’ inadeguato, un po’ perché per avere la mia birra devo ancora scendere a piedi fino a contrà Maddalena, però oggi per la prima volta sento di aver fatto qualcosa che vale la pena raccontare e così mi ritrovo a scrivere quello che state leggendo, sarà perchè forse oggi, grazie a Matteo, ho fatto una cosa da speleologi, (quasi) come “quelli veri”.
Ciao
Valentino

LEAV2

Libera espressione di arte visuale dal titolo: Una giornata da (sedicenti) speleologi

 

Rana-Pisatela un anno dopo

E’ passato più di un anno dalla giunzione Buso della Rana – Buso della Pisatela e trascorsi gli “euforismi” della novità, la corsa allo scoop, la ricerca della paternità dell’impresa e la foga della prima traversata, nessuno ne parla più.

Il gallegiante segna livello all'Ultima Spiaggia

Voglio aggiornarvi su come stanno andando le cose, visto che molti ci chiedono info sulla situazione avendo sentito le più svariate versioni più o meno veritiere.

Dopo la nostra prima traversata fatta in compagnia degli amici del GGS a fine luglio 2012, abbiamo fatto varie uscite per continuare la messa in sicurezza dell’ultima parte del passaggio scavato in F-Rana che porta all’Ultima Spiaggia dalla Pisatela. L’ultima dall’anno scorso risale al 17 Novembre quando abbiamo reso agibile il passaggio criticamente danneggiato da almeno un paio d’importanti piene, verificatesi proprio nelle settimane antecedenti a quella data. Durante quell’uscita avevamo notato anche che la porta da noi installata per smorzare la forza della corrente, risultava “stranamente” in parte aperta: forse anche per questo gli effetti sono stati abbastanza demolitivi. Inoltre parte del materiale asportato dall’acqua, è andato parzialmente a ostruire un passaggio basso che da sala dell’Ultima Spiaggia porta al By-Pass del sifone.

Il passaggio verso il By-Pass

Consci del fatto che il cunicolo, creato all’interno della frana, molto probabilmente con il tempo sarà destinato a chiudersi se non dovutamente conservato con attenta manutenzione (questo lo immaginavamo anche prima di completare l’opera), abbiamo deciso, per quanto possibile, di implementare e “completare” la messa in sicurezza dei passaggi critici.

Verso il sifoneDopo alcuni mesi d’inattività nel “cantiere” anche a causa del meteo poco favorevole, la settimana (martedì 2 Aprile) scorsa abbiamo incominciato a trasportare altro materiale in grotta e appena possibile completeremo il lavoro. Adesso la traversata per via aerea non è possibile se non spostando del materiale che ostruisce quasi completamente il passaggio di cui parlavo prima.

Lillo

La prima traversata al Buso della Rana

Domenica 29 luglio 2012 alle 18 son usciti dal Buso della Rana degli speleologi che non vi erano mai entrati.

Potrebbe sembrare un gioco di parole ma in realtà stiamo parlando di un fatto senza precedenti. Infatti, per la prima volta nella storia delle esplorazioni della grande grotta veneta, sono giunti a rivedere la luce degli speleologi che non erano entrati dal grande ingresso, ma da un altro pertugio, una piccola apertura nella soprastante valle delle Lore al Faedo: la Grotta della Pisatela.

Lo scorso 17 Marzo infatti è stata realizzata la giunzione delle due grandi grotte: la Grotta della Pisatela ed il Buso della Rana.
La natura le aveva separate con una grande, ciclopica frana di massi e solo gli sforzi congiunti degli speleologi dei gruppi GSM di Malo e GGS di Schio hanno potuto realizzare la giunzione con l’apertura di un cunicolo tra la parete e la frana, lungo una trentina dimetri. La grande opera di scavo e consolidamento della piccola galleria ha visto impegnati gli speleologi dei gruppi di Malo e Schio per 8 anni.
L’obbiettivo era dare un’unica identità ad un fenomeno naturale imponente che, con la giunzione delle due grotte, arriva a sfiorare i 40 km di sviluppo totale delle gallerie sotterranee.

Altra possibilità offerta dalla giunzione era quella della “traversata”, cioè entrare da un ingresso e uscire dall’altro.
Il Buso della Rana è stato esplorato da speleologi fin dal dal 1933.

Per quasi ottant’anni tutte le esplorazioni, anche quelle nelle zone più interne, presumevano un percorso identico ripetuto due volte, andata eritorno. Nella traversata il percorso diviene singolo, un passaggio, anche impegnativo, si fa una sola volta.

Domenica 29 luglio, 27 speleologi del Gruppo Speleologi Malo CAI, Gruppo Grotte Schio CAI e Gruppo Grotte Trevisiol CAI Vicenza, hanno compiuto la prima traversata intergruppi dalla Pisatela alla Rana.
Alcuni speleologi di Schio hanno voluto celebrare l’avvenimento con la traversata “integrale” del complesso, entrando dall’ingresso più alto della Pisatela e riunendosi al gruppo più numeroso alla Sala delle Mogli in Pisatela.
Erano presenti ben quattro generazioni di speleologi dei tre gruppi. I “vecchi” che per primi più di 40 anni or sono avevano esplorato ogni più piccolo pertugio dell’altopiano del Faedo, sognando di raggiungere il sottostante Buso della Rana; quindi le due generazioni mediane, che sono scese anche oltre cento metri in qualche importante cavità verticale del Faedo senza però raggiungere il tanto desiderato Buso, e i più giovani, che stanno vivendo il momento attuale, e, in qualche maniera, raccolgono i frutti di tanto impegno. Tutti, dal più anziano 63enne al giovanissimo 17enne, si sono riuniti in questa storica “spedizione”, che ha coronato il sogno di una vita speleologica.

Essi sono entrati alla Pisatela alle 9,30 del mattino. Alla Sala delle Mogli l’incontro con i 5 scledensi che arrivavano
dall’ingresso alto. Alla Sala della F-rana hanno dovuto indossare le mute in neoprene per superare i tratti allagati delle zone finali del Ramo Nero. E’ stato inaugurato il passaggio del portoncino anti-piena voluto e realizzato dagli speleologi del GSM, per scongiurare i pericoli di ulteriori richiusure del cunicolo artificiale che, in caso di piena, veniva spazzato dalla forza della corrente, con effetti erosivi devastanti. Abbiamo potuto constatare l’ottima funzionalità della porta, a garanzia di una sicura e certa percorribilità futura.

Un grazie pellicolare quindi agli speleo di Malo che l’hanno progettato, realizzato e messo in opera. Molto bella la piccola targa che segna il limite “geografico” delle due grotte. E’ stato quindi percorso tutto il Ramo Nero fino al bivacco di Sala Snoopy, nella zona centrale della grotta. Qui è stata compiuta una lunga sosta con la preparazione di un buon piatto di tortellini offerti dal GSM, che hanno ristorato il corpo e preparato gli animi per le due ultime ore di grotta finoall’esterno. Alle 18,30, dopo circa 9 ore, anche l’ultimo speleologo raggiungeva l’ingresso del Buso della Rana.
Il momento è stato commovente e gli speleologi sono stati festeggiati con un buon brindisi dai compagni che li aspettavano all’ingresso. Erano presenti tutti quelli che ci hanno creduto, che hanno voluto fortemente che questo momento avvenisse, che hanno cercato, indagato ogni fessura, spostato tonnellate di pietre e di terra, in vista di un comune obbiettivo, perché la storia di questa affascinante grotta si arricchisse di un altro importante capitolo.

Lanaro Federico.


GSM

Lanaro Federico, Sartori Fabio, Dalla Cà Gaetano, Scapin Matteo (p), Valmorbida Franco, CostalungaStefano, Comparin Paolo, Panizzon Stefano, Zanardo Marco,Carollo Alberto, Cortiana Ester, MasieroDonatella, Mantese Gianluca, Fogliato Andrea, Filippi Andrea, Zattra Massimo, Franceschi Devis.

GGS
Raumer Cesare, Masetto Flaviano, Cadalbini Carlo (p), Busato Paolo, Boarin Marco Dalla Costa Igor,Dalla Costa Cristian, Sampò Fernando, Lucia Gallo.

GGT
Da Meda Maurizio.




Il Gruppo Grotte Schio Cai ha pubblicato l’articolo “Traversata!!! ” visibile all’indirizzo

http://speleoschioggs.altervista.org/traversata/

Corchia: traversata Fighierà-Pompieri

Come in programma da mesi, alle 20.40 di venerdì 3 aprile si parte per la Toscana, destinazione finale albergo Vallechiara. Pierga, Miguel, Elisa, Marcello, Alessandro, Angela e Alberto accendono i motori (e i fanali) per raggiungere Bonni e Zdenka che sono già a destinazione. Il supporto morale sarà fornito da Sandro e Simona, anche loro già a destinazione.
Durante il viaggio fila tutto liscio, non troviamo nebbia ma un poca di pioggia nel tratto toscano e l’unico vero fastidio è la distanza di sicurezza mantenuta da Drago, misurabile con un calibro
J
Una sola sosta per un panino e arriviamo all’una passata, sistemandoci subito per la notte dato che Bonni ha chiuso a chiave la propria camera: potevamo sfondarla per raccogliere la sfida, ma eravamo un poco stanchi così decidiamo di soprassedere. Ci sistemiamo nelle camere: io ed Elisa nella matrimoniale mentre il resto del gruppo si divide tra la matrimoniale + 2 letti singoli (Angela, Alberto, Miguel e Marcello) e tettoia esterna (Pierga). Miguel attacca la sinfonia. Buonanotte.
Il mattino dopo le nostre facce ci dicono che nessuno ha dormito tanto, chi per la sinfonia di Miguel chi per il freddo. Ci si trova per la colazione intorno alle 8.30, con la pioggia che accende la discussione sul da farsi. Poco male, aspettiamo concedendoci panini al lardo, birrette e vino rosso; sì, sono le 8.30 del mattino, e allora?
La colazione termina e il tempo passa, cosa facciamo? La pioggia è diminuita di intensità ma le correnti sono sempre 2: chi propone di posticipare al giorno successivo e chi preme per entrare; i voti dicono 5 a 4 per il giorno successivo e così si decide di entrare … grande conquista la democrazia!
Una coppia di speleo triestini, Stefano e Silvia, ci chiede di unirsi alla nostra traversata in quanto il loro programma di discesa al fondo è saltato a causa della pioggia. Dopo le rassicurazioni di rito sul fatto che non ci avrebbero creato difficoltà, partiamo tutti assieme.
Angela non sta bene, ma nonostante una forte nausea la voglia di fare la traversata è troppo forte e decide di venire lo stesso.

Iniziamo l’avvicinamento in un clima polare, tra vento gelido e nebbia fitta, che rendono più difficoltoso il cammino sulla neve, soprattutto in cresta dove il timore di scivolare sulla neve è abbastanza forte, almeno per me.
Così mi ripromisi di mandare aff…  tutto una volta uscito dall’avventura; l’avevo fatto un altro paio di volte e ho scoperto che mi dà un po’ di energie in più!

Raggiungiamo l’ingresso del Figherà dopo un’ora e mezza di salita e con le mani ghiacciate cerchiamo di infilare gli imbraghi: mai ingresso fu più ben accetto per il riparo che ci offriva!
Alle 14.20 gli 11 iniziano la traversata che procede senza intoppi di rilievo, con Miguel che già dopo il primo pozzo inizia a dire: “dai tosi, el pi’ xe fato!”.
La grotta è già armata quindi procediamo abbastanza veloci, i meandri sono percorribili agevolmente e la parte iniziale ci ricorda un po’ la nostra Rana, con delle belle salette molto concrezionate, e delle pareti a macchia di leopardo per le quali Pierga cerca di darci una spiegazione tecnica che di sicuro Laura contesterebbe!!!
Qualche piccolo rallentamento inizia quando siamo a circa un terzo del cammino, dopo 4-5 ore, quando iniziano alcuni passaggi più tecnici e la stanchezza inizia a sentirsi.

Prima troviamo dei traversi orizzontali sulla roccia scivolosa, sopra a pozzi piuttosto profondi, che ci fanno prestare parecchia attenzione; poi qualche frazionamento che ci fa imprecare perché le corde sono talmente corte (e alcune anche un po’ lesionate) da non permettere di fare la chiave completa sul discensore, e in un paio di casi nemmeno di toglierlo a fine corsa; infine un bel pendolo sospeso su di un pozzo davvero enorme crea un piccolo momento di panico.
Ciò nonostante ci dimostriamo tutti perfettamente all’altezza, in primis Angela, che da metà in poi inizia ad accusare pesantemente il malessere fisico ma riesce a tenere il passo con gli altri… sarà merito delle bustine magiche che le passa ogni tanto Alberto… o forse della melissa di Zdenka?!?!?
Anche i due triestini sono molto bravi, tanto che si sorprendono della nostra andatura un po’ più turistica con delle pause un po’ più lunghe per riprendere fiato e scambiare qualche battuta, ma poi ci prendono gusto anche loro! Si sorprendono anche che 3 di noi siano corsisti con pochi mesi di esperienza in grotta… mi sa che in giro di gruppi come il GSM non ce ne sono tanti! 🙂
Raggiungiamo il bivacco tenda rossa che segna la metà del percorso a la stanchezza (mia) si fa sentire; se penso che siamo solo a metà strada! Dicono che la seconda parte sia un poco più scorrevole e io voglio fidarmi.

La seconda parte, il Corchia vero e proprio, si apre molto, con ambienti grandi, pozzi più profondi, stanze enormi che ci restituiscono il nostro eco, scavate tra enormi lastroni bianchi di marmo.
Iniziamo a trovare anche qualche cascatina d’acqua, e ci facciamo un paio di docce su dei traversi abbastanza bastardi. Troviamo ancora un paio di passaggi che richiedono parecchia attenzione, ma in effetti la parte finale è più semplice da percorrere.
Quando incrociamo le passerelle ci sentiamo rinascere, e ci gustiamo il ramo delle stalattiti che in effetti è quello più bagnato e ricchissimo di concrezioni.. peccato sia rovinato dalle passerelle per il giro turistico!!!
L’ultimo sforzo, soprattutto per Angela, è raggiungere l’ingresso Ercole, circa 100 metri sopra le passerelle, per uscire, dato che il cancello è chiuso a quest’ora. Il meandro che ci porta all’uscita è percorso da un vento forte e gelido, che però non ci fa cambiare idea.. non vediamo l’ora di tornare in superficie!
Usciamo qualche minuto dopo le 15 ore dall’ingresso, quindi verso le 05.30 del mattino di Pasqua. Il cielo è terso, una grossa luna ci saluta seminascosta dal profilo del Corchia, mentre in lontananza vediamo la costa con mille luci che ci salutano.. è davvero un bellissimo panorama!
Scendiamo verso le macchine seguendo un sentiero un po’ franabile, ci cambiamo velocemente anche perché fa freddo e Marcello inizia a preparare la colazione che ha portato per festeggiare questo momento: pane, salame, birra, vino, prugna, brioche, patatine, tortine (ho dimenticato qualcosa)… assaltiamo tutto questo ben di Dio come uno sciame di cavallette!
Stefano rimane un po’defilato a guardarci banchettare, poi accetta un bicchiere di vino e da allora entra in pieno nello spirito GSM, comprendendo il nostro numero di soste forse superiore alla media, il nostro linguaggio da grotta forse inferiore alla media, il nostro piacere di regalarci momenti di aggregazione sicuramente superiore alla media.
Così ci godiamo l’alba; e dire che in grotta ci eravamo rammaricati perché saremmo usciti troppo presto per goderci l’inizio del nuovo giorno.
Si parte per recuperare le vetture ed iniziare la discesa verso l’albergo. Pierga e Miguel decidono per la corsetta e pretendono di avere con loro una fonte di doping, prendendo la bottiglia di prugna. Dopo qualche tornante e due soste prugna li recuperiamo, arrivando all’albergo alle 07,20; troppo presto per un caffè dato che il bar è ancora chiuso così cominciamo a salutare Stefano e Silvia che devono far ritorno al campeggio. Proprio in quel mentre vediamo mamma Piera nella terrazza del bar e ci dice che non ha problemi a farci la colazione in anticipo: perfetto! A dire il vero, noi la colazione l’avevamo già fatta ma non ci facciamo certo pregare. Così, tra caffè, vino, birra, lardo, prugna, prugna e prugna arriva la tarda mattinata e Stefano e Silvia, ormai soci ad honorem (soprattutto dopo che lei ci ha spiegato meglio il suo lavoro) ci salutano (un’altra volta) mentre alcuni di noi si dirigono verso un altro bar per festeggiare con qualche aperitivo in attesa del pranzo. Come avrete notato, l’idea di riposarsi prima di mangiare è definitivamente tramontata. A noi si sono aggiunti Sandro e Simona, che ci attendevano all’albergo.
Dopo qualche minuto Stefano ritorna “ehi ragazzi, ho convinto Silvia a rimanere per il pranzo, mangeremo solo il secondo e andremo via”. Illuso, sei entrato in un girone dal quale uscirai a fatica… comunque, ci dimostriamo felici con lui e ci rallegriamo tra noi per aver conquistato altre 2 anime. Onestamente, ormai mi sono stancato di salutarli
J
Io mi riposo gli occhi in branda mentre la parte alcolica del gruppo inizia il cammino verso il bar. Le 24 ore in piedi sono passate da un pezzo.

Il pranzo fila liscio, si mangia e si beve fino ad arrivare al “brindisi alla Puglia” di Marcello… che è andato troppo avanti, secondo me J. Alle 16, Stefano e Silvia ci salutano per la quarta volta, stavolta quella buona, e li lasciamo con l’invito a raggiungerci per una gita in Rana, che loro accettano; strano, vista la compagnia avrei giurato su un loro gentile declino.
Un paio d’ore a nanna e poi Marcello (ancora lui) viene a svegliare me ed Elisa per proporre una pizza, mentre Drago e Angela partono verso casa; la serata in pizzeria va avanti fino a poco prima delle 23, tra la stanchezza generale.
Invece, la festa per la Pasqua da parte di un centinaio di romeni va avanti sopra le nostre teste fino a quasi le 4 del mattino.. l’unico contento è Marcello!
Ma chi se ne frega, quello che dovevamo fare l’abbiamo già fatto!
Il giorno dopo verso le 10 siamo in marcia verso Lucca io, Elisa, Pierga, Marcello e Miguel mentre Bonni e Zdenka vanno dritti a casa e Sandro e Simona sono partiti attorno alle 08.30.

Tutto è bene quello che finisce intero.
Dulcis in fundo, io ed Elisa abbiamo festeggiato il secondo anniversario di matrimonio in modo davvero particolare.. di certo in ottima compagnia!
Alessandro