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ECCO COSA ABBIAMO FATTO

Domenica  24 Marzo come da programma la Pulizia del Buso della Rana .

Erano anni che non la organizzavamo e allora eccoci e dividerci in due  squadre.

Una con obiettivo il restyling del bivacco di Sala Snoopy e la seconda a pulire la zona del vecchio bivacco dei Sassi Mori.

puliamo-1Qualche vecchia scarburata ancora la si trova

puliamo-3Si piega la  vecchia tenda ai Sassi Mori

puliamo-8Un po’ del materiale portato fuori

puliamo-10La squadra dei Sassi Mori

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Sistemazione del  nylon e tensionamentop1100339Operazioni di restyling al bivacco di Sala Snoopy

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La squadra di Sala Snoopy   conclusi i lavori

Bella giornata di pulizia in una grotta che ha sempre il suo fascino.

Matteo

 

Prima uscita del 23° Corso di Speleologia

Domenica 3 Ottobre 2010 prima uscita in grotta per il XXIII° Corso.
Presenti 9 allievi su 10 ( 1 giustificato) con destinazione Sala Snoopy.
Siamo entrati alle ore 9.00 circa e con andatura lenta ma costante, con soste didattico/ristoratrici siamo arrivati a Sala Snoopy verso le 12.00.
Tutti gli allievi erano in  grande forma e così ci siamo diretti verso la Colata Bianca. Giunti colà siamo andati oltre  mettendoli alla prova nella strettoia che porta al sifone finale del Ramo Nero.
Ma le 9 promesse della spelologia maladense non erano ancora sazi e così per tornare abbiamo percorso il Ramo dei Ghiri con “cancara” strettoia nel mezzo.
Niente da fare, gli allievi e allieve rispondevano troppo bene e così siamo andati a vedere la partenza
del Ramo Nero. Nulla oramai poteva fermarli e al ritorno invece della solita Buca da Lettere ci siamo infilati nel by-pass fossile. Anche quest’ultima strettoia superata altre deviazioni ci risultavano difficili e così ci siamo diretti al Ramo Morto per Sala Tabacchi. Niente paura, le damigelle del XXIII° Corso e la minoranza maschile, non si sono persi d’animo e con grande senso di sacrificio hanno affrontato le ultime difficoltà con refrigerata degli ematomi lungo il Ramo delle Marmitte.
Dopo quasi 8 ore di grotta siamo usciti, veloce cambio d’abiti e poi tutti  insieme siamo andati a farci una bruschetta.
Veramente un bell’inizio.
Il Direttore del Corso: Matteo Scapin

La stanchezza degli allievi all’uscita dalla grotta

Il Pantegano ora è in gabbia

Il Pantegano voleva rimanere libero, restarsene là indisturbato a stuzzicare la fantasia degli speleologi. Tutti ne avevano sentito parlare, tutti lo conoscevano di nome come  Ramo del Pantegano,  e anche di fatto come posto infelice quasi un condotto della fognatura, una discarica dove buttarci dentro gli scavi della zona Peep.
Posto umido e stretto scoperto quel 29/12/1980 come indica la scritta sul primo saltino di 2 metri.
Solo pochi lo avevano percorso tutto completamente,  solo Beppe e Santina negli negli ’80 avevano cercato di disturbare il Pantegano risalendone il camino di 15 m e poi tuffandosi dentro il meandro sommitale. Poi più nulla , il Pantegano voleva restarsene solo e indisturbato.
Dove va a finire quel meandro? Quanto lungo è? Perché la cordellette lasciata sul camino a stuzzicare noi che siamo venuti dopo? Tante domande e poche risposte. Qualcosa di misterioso  che nelle riunioni del
giovedì in sede ogni tanto ritornava.
Poi un bel giorno appare, come mappa del tesoro trovata nel baule impolverato il rilievo del camino del Pantegano. E il meandro sopra? Niente …e il mistero diventa voglia di riscoprire, di ingabbiare il Pantegano al suo destino che è il rilievo del Buso della Rana .
Sabato 20 marzo  2010 : ci ritroviamo io, Piega, Elisa, Alessandro, Bonni e Ztenca al bar di Monte di Malo. Giro di caffè e briosce e poi all’A&O per il pane e affettato.
Alle 9.30  le luci dei led e dell’acetilene illuminano il ramo principale e piano piano senza fretta arriviamo a Sala Snoopy. La parte turistica è passata ora viene il bello. Le malabolge passano senza più lasciare il segno e poi oltre fino all’inizio della strettoia Paolo.
Qui un attimo di distrazione ci conduce lungo un mandrino stretto che ad un certo punto diventa tanto stretto da farci chiedere:”ma è proprio di qui la strada?”. Niente paura è la terza volta che passo di qui e infatti una volta passati tutti ci accorgiamo che il meandro chiude inesorabilmente.
Che ci sia la maledizione del Pantagano?
Niente da fare , ritorniamo sui nostri passi e via per la strada giusta finchè non ci dividiamo e un gruppo va verso zona Peep. Niente paura e ritorniamo sui nostri passi.
E qui inizia la fognatura con bel scorrimento d’acqua che ci inzuppa per bene.
Superiamo il saltino di 2 m e poi quello di 6m. Ci arrampichiamo per i saltini successivi finché tra una imprecazione e un “ dove ci avete portato?”
Arriviamo al cospetto del camino del Pantegano. Un tiro e la cordellette si smuove, un saggio femminile di treccia e via la corda passa l’anello.
Pari o dispari? Tocca  a me risalire e sotto uno  scroscio d’acqua risalgo i 15 metri.
Siamo in cima al Camino del Pantegano. Per un attimo sogno nuove esplorazioni, salette, finestre non viste, poi il Piega mi sveglia e con la trouse da rilievo percorriamo il meandro.
Inizia subito largo sui 30 cm e alto sui 5 metri  con scorrimento d’acqua alla base . Dopo circa 30 metri una piccola saletta con due meandri che vanno avanti. Uno fangoso dopo 15 metri si stringe troppo, mentre quello attivo lo percorriamo fino allo sbarramento di una frana. Niente da fare, guardiamo attorno ma a malincuore dobbiamo ammettere che qui muore il Pantegano.
Cominciamo a rilevare tornando indietro e l’arrivo del Bonni ci aiuta non poco il lavoro in questi ambienti così stretti.
Alla partenza del camino  una finestrella ci insospettisce, traverso acrobatico, ma è solo una illusione e ritorniamo così dai nostri amici che infreddoliti ci aspettano sotto con tanta pazienza.
Recuperiamo la corda e lasciamo su la vecchia cordellette, disarmiamo il saltino e percorriamo il meandro fino a zona Peep.
Alle 21.30 sotto una pioggerellina tanto fine da sembrare neve  usciamo dal Buso della Rana stanchi, bagnati, sconfitti ma con circa 80 metri di nuovo rilievo.
Il Pantegano finalmente è in gabbia.
Ciao
Matteo Scapin – Gruppo Speleologi CAI Malo

Rana – scavi in Zona Peep

PAOLO
C’era una volta… anzi c’è.
Giro di boa alla frana in zona Peep.
Ebbene si dopo vent’anni di lavori forzati nella frana, di sassi in equilibrio precario pronti a rotolarti addosso con mira da cecchino , fango e vento umido che entra nelle ossa , si inizia a vedere un qualcosa. Certo è un qualcosa di indefinito.. difficile da interpretare.. un caos di pietre cadute da chissà dove, accatastate con metodica pazienza, mescolate con il fango squaccherone. Se non fosse per il forte vento che si infila nel mezzo, se non fosse per il canto delle sirene di pietra che qualcuno asserisce di aver sentito rotolare la dietro, neanche il più sadico dei sadici si sarebbe imbarcato in opera di tale autolesionismo.
Ma ora tutto stà cambiando!!
C ‘è una volta… e non è una favola ne un miraggio dovuto alla stanchezza.
Si tratta solo di mettere in sicurezza un paio di metri verticali di frana… alle spalle abbiamo la parete, sopra ritorna orizzontale a formare un tetto sicuro e pare lasciare quel mezzo metro d’aria sopra la frana… un comodo passaggio prima che la volta scompaio nel buio del salone.
L’aria è notevolmente aumentata quando è stato stoppato il diaframma che dà su questi 2 metri verticali e lo squaccherone ha lasciato il posto ad una fine sabbia asciutta.. un vero lusso.
Persino tirare la culla riempita di sassi per il lungo e stretto meandro, fino a dove si accatasta il materiale asportato, sembra più leggera.. come se il peso specifico delle pietre si fosse notevolmente ridotto.
Sembra tutto diventato più facile..la frana ci stà chiamando..e non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire!!
..una volta.. che sia la volta buona??
Paolo

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SAN
Sabato un nutrito e variegato gruppo di spelei del GSM è partito per andare a scavare nella frana in zona peep in rana.
Eravamo:
squadra “venessia”: San, Simona, Damiano, Donato
squadra “old star”: Iko, Beppe, Alberto, Tano
e poi Paolo, Sid, Alessio.
I più in forma hanno staccato gli altri da Sala Pasa e sono andati avanti ad iniziare i lavori.
Iko, Alberto, Alessio, Donato hanno raggiunto la zona scavo dopo quasi un’ora, dopo essersi passati tutte le gallerie della zona peep prima di trovare quella giusta, mentre noi dicevamo “tanto Alessio ed Iko sanno sicuramente la strada”.
Tano, invece, è andato DISPERSO dopo che si è partito da solo prima degli ultimi in Sala Snoopy. Di lui non si è saputo più nulla neanche dopo che siamo usciti. Ma è tornato a casa? Qualcuno sa qualcosa? ;-))
Beh, insomma, abbiamo svuotato il crollo lasciato dall’ultima volta ed abbiamo attaccato la frana sul lato destro, molto più promettente di quello diritto avanti a noi (l’aria sale di lì).
Purtroppo il fango non è finito, anzi, è aumentato!! Ad un certo punto è iniziato a scendere un rivoletto liquido che ha fatto tremare le chiappette a chi si trovava sotto!
Si lavora scavando verso l’alto, con tutti i pericoli di essere investiti dal materiale che crolla. Si tira una botta con il palo e poi giù subito dietro la nicchia a ripararsi. Brrr…. che adrenalina, fiòi !!
Dopo aver tolto blocchi medio piccoli misti a sassetti, siamo riusciti a far crollare un bel macigno che fungeva da ultimo tappo prima di un risalita libera da frana stimata in 2-3 metri. A mio parere, dopo aver rimosso questo tappo, l’aria è aumentata.
Non ci siamo fidati a risalire perchè la situazione è ancora troppo instabile. Salita verticale larga al max 2m con alle spalle roccia viva, di fronte paltanaccio misto sassi con incastrato un macigno bello grosso che potrebbe cadere da un momento all’altro tirandosi dietro chissà quanta roba.
Al culmine della salita si vede ancora galleria, ma una rientranza non ci consente di vedere oltre se continua libera oppure c’è ancora frana.
Il lavoro da fare adesso è quello di continuare a scavare alla base della salita in modo da creare una sacca su cui dovranno fermarsi i sassi che cadono, evitando di farli rotolare fino alla “nicchia di salvataggio” e travolgere lo scavatore. Far cadere quindi il macigno e poi salire a vedere quale sorte ci attende!
Avanti i prossimi !!!
Ciao
San