Rana – la frana che tuona

Venerdì sera io, Simona, Damiano, Donato e Alberto Rossetto siamo andati alla frana in zona peep per documentare fotograficamente i lavori di scavo e, diciamoci la verità, con la speranza di poter riuscire a risalire quei due-tre metri di vuoto lasciati lì dall’ultima volta.
Appena arrivati la Simona si è subito fiondata sul fronte di frana per verificare la sitazione. Speravamo che le recenti piogge avessero smosso un po’ la base friabile e fatto cadere l’enorme macigno che incombeva sulle teste. E’ venuto giù il finimondo !!!!
La parte bassa terricciosa ha ceduto ed ha fatto crollare grandi macigni misti a paltanaccio ritappando quasi tutto di nuovo. Il tubo di scavo, lasciato lì l’ultima volta ha fatto da contenimento impedendo che la frana invadesse di nuovo la galleria.
Terminati gli scatti ci siamo messi a liberare il nuovo crollo constatando che il tubo, messo così, funziona molto bene perchè impedisce ai sassi che cadono di rotolare giù salvaguardando chi si trova in prima linea.
Beh, molti hanno sentito parlare dei famosi “sassi che rotolano” (rolling stones) …. QUESTA VOLTA SEBRAVA DI SENTIRE UN TEMPORALE !!! Il rombo dei rotolamenti era talmente frequente e prolungato da sembrare di udire dei tuoni. Impressionante … chissà cosa c’è la dietro … una sala o è solo il rumore di una frana gigantesca senza fine? Eppure a volte era chiaro che le pietre rotolavano su una superficie libera … boh?!
Abbiamo lavorato per due ore tornando ad intravedere quel vuoto verso l’alto visto l’altra volta. Toccherà forse ai prossimi la risalita?
Stillicidio superiore alle altre volte e quindi fango a go-go.
L’aria in frana era nettamemente inferiore, quindi tutta quella che si sente in zona “masiera” se ne va da qualche altra parte. E’ stato risalito quel caminetto prima di abbassarsi nella galleria che conduce alla frana?
Ciao
San

Corno e Goa

Sabato Giancarlo (del Trevisiol), Pierga, Matteo, Paolo, Sid, il mitico Beppe Nassi e io ci siamo trovati nel solito parcheggio di Caltrano per proseguire l’esplorazione del Corno. Colpa del freddo o più probabilmente della differenza di fuso orario tra il meridiano locale e quello di Cavazzale, il ritrovo avviene alle 8:15 circa e da lì, con i permessi in mano partiamo alla volta dell’altipiano.
La strada scorre sotto di noi, la mente corre, il desiderio pure. Piccola sosta per prendere i viveri e poi su e in men che non si dica siamo al bivacco “3 fontane”.
Beppe e Paolo non vengono in grotta ma ci accompagnano fino all’ingresso fornendo un prezioso aiuto come sherpa. Alle 11 ci caliamo nelle viscere della terra e circa 2 ore dopo siamo già giunti sopra “sala banana”. Lì Pierga e Gianki partono per disarmare la corda posta l’altra volta: attaccheremo il nuovo ramo partendo dalla via del fondo vecchio. Con l’occasione visito la sala trovata due uscite prima e l’annesso “ramo delle meraviglie”. Poi tutti assieme si parte alla volta del ramo nuovo.

Le meraviglie

Prima però rapido spuntino per Pierga e Gianki in “sala Brena”……indovinate il perchè di questo nome….ah ah ah che concerto!

Pozzo delle Brene

Pierga e Matteo fanno il rilievo, Gianki e Sid armano il famoso P25 e io? Niente! Controllo che tutto fili liscio!! Dopo momenti che parevano interminabili finalmente si arma il nuovo pozzo… impressionante, dopo le strettoie del meandro che vi si immette, questo spettacolo di pozzo lascia senza fiato. Mi godo un mondo a illuminarlo con i potenti mezzi del GSM…..
sceso il pozzo ci accorgiamo di essere di fronte a qualcosa di veramente nuovo, gallerie fossili interminabili (“ramo Tasmania”) larghe e altissime, diramazioni ovunque, pozzi stimati tra i 30 e 70 metri, centinaia di metri da rilevare, meravigliose concrezioni, ambienti a dir poco spettacolari, visioni fantasmagoriche, cose da altro mondo, siamo sulla strada giusta…..
una voce mi chiama da lontano… è Matteo:”… Enri, Enri… su dai… sveglia ti sei addormentato! Stavi sognando”? Purtroppo si, l’ambiente appena scoperto altro non era che uno di quelli che si attraversavano prendendo la strada del “fondo vecchio” raggiunto da un punto diverso. Forte è la delusione e il rammarico per aver “sprecato” un’uscita particolarmente asciutta (chi ha frequentato il Corno sa che di acqua se ne trova a josa) senza andare ad armare il “p100” sul fondo nuovo.

Finestra su Sala Corno Beach

Pazienza, disarmiamo tutto il lavoro fatto in giornata e verso le 18 partiamo per la risalita. Ritorniamo in superficie che non sono ancora le 23. Ci cambiamo e andiamo a rifocillarci in un locale ad Asiago: birra, panini preconfezionati e musica goa…..

That’s all for now……to be continued


Enri S.

Foto di gruppo

Rana – scavi in Zona Peep

PAOLO
C’era una volta… anzi c’è.
Giro di boa alla frana in zona Peep.
Ebbene si dopo vent’anni di lavori forzati nella frana, di sassi in equilibrio precario pronti a rotolarti addosso con mira da cecchino , fango e vento umido che entra nelle ossa , si inizia a vedere un qualcosa. Certo è un qualcosa di indefinito.. difficile da interpretare.. un caos di pietre cadute da chissà dove, accatastate con metodica pazienza, mescolate con il fango squaccherone. Se non fosse per il forte vento che si infila nel mezzo, se non fosse per il canto delle sirene di pietra che qualcuno asserisce di aver sentito rotolare la dietro, neanche il più sadico dei sadici si sarebbe imbarcato in opera di tale autolesionismo.
Ma ora tutto stà cambiando!!
C ‘è una volta… e non è una favola ne un miraggio dovuto alla stanchezza.
Si tratta solo di mettere in sicurezza un paio di metri verticali di frana… alle spalle abbiamo la parete, sopra ritorna orizzontale a formare un tetto sicuro e pare lasciare quel mezzo metro d’aria sopra la frana… un comodo passaggio prima che la volta scompaio nel buio del salone.
L’aria è notevolmente aumentata quando è stato stoppato il diaframma che dà su questi 2 metri verticali e lo squaccherone ha lasciato il posto ad una fine sabbia asciutta.. un vero lusso.
Persino tirare la culla riempita di sassi per il lungo e stretto meandro, fino a dove si accatasta il materiale asportato, sembra più leggera.. come se il peso specifico delle pietre si fosse notevolmente ridotto.
Sembra tutto diventato più facile..la frana ci stà chiamando..e non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire!!
..una volta.. che sia la volta buona??
Paolo

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SAN
Sabato un nutrito e variegato gruppo di spelei del GSM è partito per andare a scavare nella frana in zona peep in rana.
Eravamo:
squadra “venessia”: San, Simona, Damiano, Donato
squadra “old star”: Iko, Beppe, Alberto, Tano
e poi Paolo, Sid, Alessio.
I più in forma hanno staccato gli altri da Sala Pasa e sono andati avanti ad iniziare i lavori.
Iko, Alberto, Alessio, Donato hanno raggiunto la zona scavo dopo quasi un’ora, dopo essersi passati tutte le gallerie della zona peep prima di trovare quella giusta, mentre noi dicevamo “tanto Alessio ed Iko sanno sicuramente la strada”.
Tano, invece, è andato DISPERSO dopo che si è partito da solo prima degli ultimi in Sala Snoopy. Di lui non si è saputo più nulla neanche dopo che siamo usciti. Ma è tornato a casa? Qualcuno sa qualcosa? ;-))
Beh, insomma, abbiamo svuotato il crollo lasciato dall’ultima volta ed abbiamo attaccato la frana sul lato destro, molto più promettente di quello diritto avanti a noi (l’aria sale di lì).
Purtroppo il fango non è finito, anzi, è aumentato!! Ad un certo punto è iniziato a scendere un rivoletto liquido che ha fatto tremare le chiappette a chi si trovava sotto!
Si lavora scavando verso l’alto, con tutti i pericoli di essere investiti dal materiale che crolla. Si tira una botta con il palo e poi giù subito dietro la nicchia a ripararsi. Brrr…. che adrenalina, fiòi !!
Dopo aver tolto blocchi medio piccoli misti a sassetti, siamo riusciti a far crollare un bel macigno che fungeva da ultimo tappo prima di un risalita libera da frana stimata in 2-3 metri. A mio parere, dopo aver rimosso questo tappo, l’aria è aumentata.
Non ci siamo fidati a risalire perchè la situazione è ancora troppo instabile. Salita verticale larga al max 2m con alle spalle roccia viva, di fronte paltanaccio misto sassi con incastrato un macigno bello grosso che potrebbe cadere da un momento all’altro tirandosi dietro chissà quanta roba.
Al culmine della salita si vede ancora galleria, ma una rientranza non ci consente di vedere oltre se continua libera oppure c’è ancora frana.
Il lavoro da fare adesso è quello di continuare a scavare alla base della salita in modo da creare una sacca su cui dovranno fermarsi i sassi che cadono, evitando di farli rotolare fino alla “nicchia di salvataggio” e travolgere lo scavatore. Far cadere quindi il macigno e poi salire a vedere quale sorte ci attende!
Avanti i prossimi !!!
Ciao
San

GSM Gruppo Speleologi Malo