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Ultima uscita del corso

Con  l’uscita all’Abisso Est di sabato scorso si è praticamente concluso il 23° Corso di Introduzione alla Speleologia del GSM.
Ci siamo trovati alle 7 a Malo e dopo la sosta da Mariolo a Zugliano, abbiamo cominciato la salita dei tornanti verso Luisiana.

Piccolo contrattempo a Luisiana dove a causa della copertura dei cellulari  ancora scarsa abbiamo rischiato di perdere un corsista, ma  niente paura perchè la strada è obbligatoria  e lo stemma del gsm sulle macchine è inconfondibile.

 4 delle 5 donne del corso di quest’anno (su 9 allievi! oltre il 50%)

Arrivati a Camporossignolo un bel gelo ci ha accolto, ma è bastato un  brivido sulla pelle e di corsa ci siamo cambiati. Poi a carburare le bombole con il solito rito e il solito odore pungente che per alcuni sarà stata anche l’ultima volta visto il desiderio oramai irrefrenabile  di passare ai led.

Ma niente paura  anche questa volta le bombole sono state caricate e in fila indiana ci siamo addentrati nel bosco.

A due a due, allievo con il suo  istruttore, ci siamo calati nell viscere dell’Abisso Est e l’ombra del  tempo ci ha accolto.

Alla profondità di -200 circa ci siamo incontrati tutti, caffè caldo , the alla mela verde caldo, le risa, le gioie, le paure e i timori degli allievi erano ormai scomparse.

Si torna in su con un picoclo momento di panico per il rompersi di un pedale e si guarda la grotta con le sue finestre e la sua aria che sembra trattenerti dentro per condurti verso  nuove prosecuzioni. Ma questa volta dobbiamo fermarci, ogni cosa ha il suo tempo.
Usciamo che sono le 17.30 circa. Oramai è finita, le fatiche sono passate e anche i brividi di trovarsi a 40 metri da terra sono alle spalle e  gli allievi sembrano essere soddisfatti.
Che la  festa abbia inizio.
Sosta al Turcio per un brindisi di prosecco e poi alla Pineta di Cesuna a mangiare e divertirsi in compagnia, a parlare di nuove esplorazioni, a sparare cazzate.
A  qualche ora dopo la mezzanotte  si sono spente le luci in sala e tutto fu silenzio.
Anzi no,  rimaneva solo il dolce, caro, lieto beato suono dello speleologo  che russa.
Per quel che mi riguarda un grazie agli allievi e a tutti gli istruttori che si sono dedicati per la bella riuscita di questo corso.
Un ringraziamento particolare alle persone che hanno organizzato la festa di sabato e preparato la cena e colazione.
Speriamo di aver lasciato un ricordo positivo agli  allievi.

Matteo Scapin

Uscita del corso al Degobar

Un’altra uscita è andata e nemmeno le avverse condizioni meteo hanno saputo arrestare la voglia di grotta dei nostri allievi del 23° corso.
Sotto una pioggerella e un cielo plumbeo ci siamo ritrovati a Malo alle 7.00 di ieri mattina .
Noi istruttori, conoscitori dell’Abisso Degobar, eravamo consci che la calata del secondo pozzo in caso di pioggia può diventare umida e che l’avvicinamento nel bosco sarebbe stato molto più bagnato.
Loro, gli allievi,  non conoscevano il Degobar,  ma dopo la lezione di giovedi sapevano bene che la meteorologia ipogea non c’entra nulla con le condizioni del tempo.
In questa confusione cerebrale siamo partiti lo stesso per “raccogliere” gli altri al cimitero di Caltrano.
Alle 7.40 eravamo tutti in cerchio a confessare le nostre paure e timori, 50 % con tanta voglia di andare in grotta e 50% con tanta voglia di tornare a indossare le pantofole.
Gli allievi che guardavano gli istruttori e gli istruttori che guardavano gli allievi, tutti in cerca di una conferma e di una decisione, ma intanto la pioggia cadeva.
In questo aquazzone cerebrale la decisione improvvisa quasi un fulmine nella tempesta: “si va!”
Salendo i tornanti del Costo i mille dubbi assillano la mente, ma piano piano che si saliva la pioggia diminuiva sempre più finchè a Gallio il miracolo.
Finestra di bel tempo, possiamo attaccare la grotta. Ma dobbiamo essere veloci.
Capuccino e briosce e poi su a Campomuletto. Ci  cambiamo che il tempo tiene, avvicinamento con le ombrelle chiuse. Veloci che fra poco inizia a piovere di nuovo.
Fuori dall’ingresso allestiamo un telo e poi giù lungo la corda in ordine….ma …….”dov’è il secondo allievo che deve scendere con il suo istruttore ?”. “Boooo” è la risposta unanime “Chi li ha visti?”
Parte così una squadra di soccorso che dopo poco ritrova l’istruttore e il suo allievo persi nel bosco di Campomuletto con gli occhi spaventati in preda a delirio che pronunciavano frasi sconnesse.
Una volta calmati, guardano il buco nero che scende nelle viscere del Degobar e nella loro mente tutto torna normale.
Il set fotografico per immortalare gli allievi
Sul  secondo pozzo la squadra fotografica di Sandro immortala ogni speleologo per la prossima
copertina del National Geographic e tutto fila liscio finchè il mio allievo giunge al primo frazionamento della giornata.
Momento di panico, mollo non mollo, mollo tutto, ma  come si fa la chiave?…..è meglio se torniamo sotto il telo e aspettiamo gli altri.
E così, mentre il corso proseguiva con l’uscita in grotta fino al bivacco a -200, noi ce  ne stavamo sotto il telo di nylon a fianco dell’ingresso dell’Abisso Degobar  a contare le gocce che cadevano .
 Pozzo Carcun
Aspetta  e aspetta,  mentre la perturbazione si abbatte sempre più intensa  ci facciamo anche una pennichella.
Nel primo pomeriggio  i primi ad uscire sono i venexiani e poi a due a due tutti gli altri finchè alle 18.30 sono tutti fuori corde comprese.
Un buon brulè riscalda le membra sotto una calda  tettoia, mentre fuori diluvia.
Alla fine   tutti contenti, gli istruttori,  gli allievi e  il pizzaiolo di Canove.
Ciao
Matteo Scapin

2^ palestra del corso

Ieri domenica 24 ott seconda palestra del 23° Corso.
Le previsioni del tempo davano pioggia dalle ore 11.00 e quindi ci siamo dirottati al Covolo di Valstagna anzichè a Cereda.
Alle ore 7.00 la squadra d’armo si è riunita  con direzione Valsugana, mentre il gruppone dei corsisti con alcuni istruttori amanti della foretta si sono ritrovati a Malo alle 8.00.
Tra una chiacchiera e l’altra abbiamo accumulato un cospicuo ritardo sulla tabella di marcia, tanto da giungere al Covolon verso le 10.00 con buona pace dei venexiani che ci attendevano alle 8.30 al bar di Valstagna. Per fortuna gli armatori erano ancora all’opera e quindi tutto è passato in sordina.
 El Cogoeòn
 Fasi d’armo della parete di sx
Appesa la ferramenta addosso, ogni allievo con il suo fidato istruttore si è attaccato  alle corde e si è fatto ubriacare in un estenuante sali e scendi, passa la maniglia e stacca il croll, fai la chiave e tieni la corda.
 
 
 
 
 
 
 Il nostro presidente Pierga osserva fiero il corretto svolgimento delle manovre
Nel mentre tutti erano appesi come salami alle corde, due loschi figuri di nome Alberto e Massimo sono giunti al Covolo e acceso il fuoco hanno cominciato a deliziare l’atmosfera di dolci profumi.
Giunte cosi le 13.00 ognuno ha abbandonato le corde e si è avvicinato al focolare in cerca di un panino al wurstel o di  pancetta e polenta. Non sono mancate le bibite analcoliche di coca  e fanta.
Per concludere il pranzo una spadellata di maroni e castagne offerte da Renato.
 Miguel con l’immancabile birretta in mano
 Ancora poco e se magna!
 Pausa mangereccia
Con la pancia piena e la gola bagnata abbiamo ripreso le lezioni spiegando agli attenti allievi i nodi e
le loro caratteristiche, mentre il dolce suono del pianta spit risuanava nella valle  e nelle orecchie come melodia di anguane.
Quando oramai il sole era calato, le corde sono state tolte e riuniti tutti attorno al fuoco abbiamo atteso l’uscita degli spiriti della valle e dei folletti del covolo.

Attorno al fuoco abbiamo intonato i nostri canti mentre l’oscurità ci avvolgeva.

Erano oramai scese le tenebre quando un KO tecnico ha interrotto la melodia.
Spento il fuoco ci siamo diretti verso il mondo civile e scesi nella valle  la fredda pioggia ha spento la magia della serata.
Saliti in macchina non c’erano più spiriti e folletti ma solo gli assoli dei Litfiba.
Matteo Scapin

foto di Sandro Sedran