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Le prime volte

La squadra fotografica

 

 

 

 

 

 

Lo scorso sabato 14 settembre nel pomeriggio, nell’ambito del progetto scientifico “Mugnaio Cercasi”,  c’è stata l’uscita fotografica ai Mulini di Alonte.
E’ stata la giornata delle prime volte….
Per la prima volta eravamo tutti ed esclusivamente del GSM: io, Ester e Lucio.
Per la prima volta l’attività specifica era fare foto.
Per la prima volta ho sentito gente divertirsi mentre si strisciava nel tratto di merda iniziale.
In genere quando mi andava bene, sentivo imprecazioni che non venivano rivolte a me.
Entriamo subito con qualche difficoltà; non si riesce a fare partire la go-pro e quindi ci troviamo costretti ad abbandonare subito pezzi fuori, nel camerone di ingresso.
Fatti i primi metri comincio ad affrontare il solito tratto di fogna osservando come l’acqua presente fosse un po troppo altina per i miei gusti.

La mente mi riporta per un attimo al 25 agosto, quando mi sono trovato in autostrada A4 e per tutta la Valdastico sud, in mezzo a un nubifragio! La maggior parte degli automobilisti accostava e si fermava aspettando di vederci, mentre io proseguivo con due preoccupazioni: la prima era di arrivare a Noventa prima che la mia pizza valdostana uscisse dal forno, la seconda era che i Mulini andassero in piena.
Arrivato a Noventa e riferitomi che aveva piovuto poco, feci mia la speranza che l’acqua non si fosse alzata, ma ….. terminato il déja vu mi trovo il solito passaggio semi chiuso.
Cala leggermente l’allegoria della comitiva, ma li sento belli carichi e si affronta così in modo ordinato l’apnea. Uscito con la faccia dalla melma, riprendendo aria dalla bocca aspiro due zanzaroni, portandomi ai limiti del vomito. Poi giro la testa trovandomi ancora sollevato a pochi centimetri dall’acqua e mi vedo galleggiare davanti al naso un ghiro
annegato.

Che merda!
Per la prima volta stavo proprio per vomitare, ma ho resistito e sempre avanti.
Uscito dalla fogna mi volto verso Lucio e spiego come secondo me quell’ultimo tratto di muretto di fango che si supera, sia il responsabile dello stato di piena. Ne avevo parlato questa estate con il “cicio” e volevamo provare a scavare; il rischio era che se i miei conti erano sbagliati, anzichè svuotare il sifone si aggiungeva acqua rendendo inutile l’eventuale pompaggio.
Lucio senza tanto pensarci inizia con lo scarpone a scavare nell’invito fatto dalle ginocchia in tanti passaggi. Scava, scava, e vediamo che il dislivello tra la fogna e il resto della grotta è di buoni 10 centimetri.
Battezzato il diaframma “vajont”, Ester mi passa la fotocamera e riprendo così “l’onda” che mi viene incontro.

Un momento storico.

Per la prima volta l’acqua del troppo pieno comunica direttamente con la restante grotta e quindi non possono più verificarsi situazioni di piena all’ingresso.
Ci ho pensato molto poi a casa su sta cosa e su quanto abbiamo tribolato, per 10 minuti di scavo. Quanti giri a vuoto, pompaggi, immersioni del “poppa”, cariche e tutto per 10 minuti di scavo con una scarpa.
Son contento però di aver intercettato il punto debole del sistema e alla fine di averlo scoperto solo adesso, nonostante tutto! Si, perchè se avessimo rotto la diga nel passato, lo scorso anno avrei portato fuori le sonde prima della piena perdendo così delle informazioni preziosissime….
L’uscita fotografica poi si è svolta molto bene. Ho visto qualche scatto e sono felicissimo, anche se un mio collega esperto ci ha trovato un sacco di difetti, ma per la prima volta ho visto delle belle foto fatte ai Mulini.
Non posso che ringraziare Ester e Lucio per il lavoro e attenderli, con chi vorrà aggiungersi, per proseguire. Adesso il tratto iniziale non andrà più in piena e anzi si spera ben che si asciughi come in passato.
In questo modo i residenti non annegheranno più e la fogna arriverà ad essere un meandro infangato.

Gel

el buxo ….

Un dì mi chiama l’amico Marco dicendomi che andando per funghi ha trovato un buchino nel bosco …. tempo una settimana mi porta …. ullala, non è di quelli micro che trovo io, questo è un bel buco di un metro di diametro. Così armati della famosa “camera da pesca” la infiliamo dentro. Le immagini che giungono mostrano un pozzetto di 3/4m di profondità, bello eroso, con tutte le “forme” morbide, un vero buco carsico 🙂
La cosa però finisce li almeno fino a sabato scorso quando, armato di una insana curiosità, decido di volerci entrare. Trovare qualcuno che venga con me, però, non è una cosa semplice: Marco non può; la mia dolce metà declina “a malincuore” l’invito…..l’unico che si offre volentieri è Pedro, vive con noi da quasi 5 mesi …. ma è un cane e pure di taglia piccola! Ok, altro giro di telefonate e alla fine trovo chi viene: alle 14 al bar, caffè, amaro e si parte!
In circa 10 min di cammino sul sentiero raggiungiamo l’ingresso. Fatto un po’ di pulizia attorno al buco, decido di armare in ogni caso una corda, non si sa mai che dopo questo primo salto non ci sia un bel p30! Qualche minuto e i primi sassi riemergono dall’abisso e dopo di loro il fango … molto fango …. quello schifido dei berici che ti si attacca come mastice….al termine del pozzetto, sulla destra di chi entra, in basso…molto in basso vedo nero…provo a gettare un sasso …. ton … to ton ton to splach (si si proprio splach per che si sente che c’è del fango dall’altra parte …. splach) un altro e un’altro ancora….si prosegue, solo per qualche metro però, sembra quasi che il sasso rotoli, come ci fosse un conoide di fango …. da sopra mi giungono segnali di sofferenza …. io mi sto divertendo ma sopra non sanno come farsela passare!!! Decido di uscire.
Mi faccio prendere dall’emozione e decido che è meglio festeggiare…già mi gongolo per il nome….una nuova cavità 🙂
A casa però, non appena ritorna la calma mentale, inizio a ragionarci un po’….sfoglio il libro dei berici, incrocio con i dati del catasto in mio possesso, lavoro su google earth e inizio proiettare riferimenti e punti…e …..
Il responso è impietoso, c’è proprio una “grotta” con quelle caratteristiche (pozzo [doppio] di circa 3 m; il conoide di fango e la sala col fondo piatto; all’incirca alla stessa altitudine) che tuttavia in linea d’aria sta a circa 400m di distanza.
Un po’ deluso penso che l’unico modo per esserne sicuro è quello di entrare in quella sala, con un paio d’ore di scavo tutti i dubbi dovrebbero essere sciolti….e poi…se è nuova meglio, altrimenti, per me!, è nuova lo stesso!

Accompagnamento “particolare” alla Grotta della Guerra sup.

Ciao, mi sono arrivate le foto di un’uscita particolare fatta sabato 7 marzo pomeriggio e ne allego due di esempio.
Un fornitore con cui ho rapporti di lavoro mi ha chiesto di accompagnare alcuni elementi della sua compagnia in grotta per festeggiare l’addio al celibato di uno di questi.
Non volevano fare una cosa impegnativa per i tempi molto stretti da rispettare e così ho optato per il ramo superiore della grotta della guerra a Lumignano.
Erano 10 persone di età compresa tra i 30 e 35 anni, appassionati di montagna, esperienza di escursionismo, ferrate, che non conoscevo assolutamente, ma a detta del mio contatto tutti piuttosto scaltri.
Malgrado la semplicità della grotta e la presentazione dei partecipanti ho pensato di fare ugualmente l’assicurazione che non si sa mai, non conoscendoli….. Fortuna che l’ho fatta!
Si sono presentati 10 tipi anche simpatici ma con dell’abbigliamento da centro commerciale più che da grotta. Il mio contatto non ha trasferito tutte le informazioni che avevo preparato in merito alla vestiario, al cambio, ecc. Quindi erano pronti ad entrare in una delle grotte più sporche dei Berici senza guanti, con giubbotti con il pelo al collo, maglioni normali con camicia rigorosamente bianca sotto. Uno è entrato con un paio di scarpe ginniche bianche comperate il giorno prima e non saprei di che valore commerciale. Infine il festeggiato vestito da uomo delle
caverne in calzamaglia e con la lana alle spalle.
E’ stato un calvario solo l’avvicinamento per lui perchè le russe locali volevano trattenerlo in continuazione.
Quando mi hanno visto vestirmi si sono chiesti per un attimo dove li stavo portando e perchè questa leggera differenza di abbigliamento, ma l’allegoria della giornata gli ha subito distolti.
Chiaramente all’uscita non avevano il cambio, non avevano sacchi per mettere la roba, non avevano acqua per lavarsi un attimo.
Sono partiti scalzi e qualcuno solo con le mutande, fortuna che era un meraviglioso pomeriggio di sole.
Ho accompagnato tanta gente in grotta negli anni, ma sinceramente con questo gruppo avrei dovuto giocare forte di fantasia per giustificarmi ad un eventuale intervento di soccorso.
Luca Gelain