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4 MARMOTTE. IL RITORNO

E’ passato oramai un mese e i ricordi affievoliscono sempre più, lo stesso però cercherò di riassumere la bellissima giornata trascorsa sul Carega alla ricerca dell’abisso a 2100 metri di altitudine.
GSM Carega Expedition2015- Atto finale.
Domenica 07/11/2015 partenza prima dell’alba da Schio, e le marmotte stavolta siamo io, Sid, Lillo e Frigo.
Saliamo fino a Campogrosso e quando arriviamo il sole sta rischiarando le Piccole Dolomiti.

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Con gli zaini stracarichi ci incamminiamo su per Bocchetta Fondi e quando sono circa le 10.00 arriviamo al Vallone della Teleferica proprio sotto il Rifugio Fraccaroli.
Depositiamo i pesanti zaini proprio davanti all’ingresso del solito buso visto e rivisto, sentito raccontare , ma da noi mai visitato completamente fino al fondo.
Dopo la spedizione di Giugno in cui io e Sid siamo scesi fermandoci lungo il meandro finale, anche Lillo c’era ritornato ad Agosto e ne era stato impressionato anche lui per la forte corrente d’aria, ma anche per gli ambienti interni molto interessanti.

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Salutato Frigo che ritorna giù, entriamo convinti che forse l’Abisso è proprio qui.
Subito abbiamo la sorpresa di trovare la grotta armata e questo oltre a farci piacere perché vuol dire che anche qualcun altro ha avuto la nostra curiosità di visitarla, ci facilita la discesa.
Arrivati alla partenza del meandro bagnato ci fermiamo e cominciamo con il levarino a creare uno scolo per l’acqua. Con un lavoro di mezz’oretta abbassiamo il livello dell’acqua di 2-3 cm il tanto per evitare di bagnarci completamente.

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Passiamo di là e disostruiamo il meandro successivo asciutto. Quattro “pache” ben piazzate e tutto diventa più agevole. Passiamo e armiamo il pozzo successivo.
Alla base del pozzo da 15 metri ci inoltriamo nel meandro che stretto e con forte corrente d’aria ci fa tribolare non poco.
Proseguiamo per circa 50 metri e ritroviamo il posto dove la volta scorsa con il Sid ci siamo fermati. Be’ facciamo altri 10 metri neanche e troviamo il tappo di frana.
Game Over.
Addio sogno di Abisso.
Tutto quello che ci raccontava Armando si è avverato e anche se il meandro è più lungo di quel che ci dice ahinoi la fine è la stessa frana.
Torniamo rilevando la grotta dal fondo e oramai quasi al crepuscolo siamo di nuovo fuori .

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Scendiamo il Boale dei Fondi che è buoi pesto con gli zaini che pesano una esagerazione, ma è caldo e siamo felici di aver finalmente esplorato completamente il Buso del Vajo della Teleferica.
Un altro punto di domanda ha avuto la sua risposta e per l’Abisso sarà alla prossima volta.

Grotta del vajo della teleferica (agg_2015)

4 MARMOTTE + 1 a 2238 m.s.l.m.

Si è conclusa domenica 28 Giugno nel primo pomeriggio con un gustoso primo piatto in quel di Selva di Progno la GSM Carega Expedition 2015.
La spedizione partita sabato 27 di buon mattino dal Passo di Priabona era formata da Matteo, Sid, Frigo e Paolo.
Dopo un breafing presso la Trattoria il Cacciatore dove sono stati sciolti gli ultimi problemi organizzativi, i quattro membri sono partiti alla volta di Castelgomberto e Trissino. Superati i lavori di costruzione della Pedemontana Veneta hanno guidato fino ad Arzignano e poi Chiampo. Presso il villaggio di Arso hanno preso la strada in salita che li ha portati a Vestenanuova e successivamente a Bolca. Arrivati a S. Bortolo delle Montagne sono scesi a Selva di Progno e poi proseguendo per valle sono giunti a Giazza.
Superato l’abitato per l’unica strada che salendo a tornanti li ha portati al Rifugio Revolto.
Qui sono sorte le prime difficoltà a causa dell’affollamento della montagna. Prime titubanze e dubbi e per poco la spedizione non falliva.
Dopo un breafing tra capospedizione, sherpa, uomini di punta e hunza si è deciso che il posto auto non è un problema.
Parcheggiata la Renault Megane e il KTM Sbrasa e poi caricati i sacchi da 30 kg in spalla agli sherpa, l’intero gruppo è partito per affrontare i 902  metri di dislivello che li separava dal Rifugio Fraccaroli a 2230 metri .
E’ parso subito evidente che da Campogrosso fossero solamente 795 metri, ma oramai gli sherpa erano già avanti e non sentivano le voci del capospedizione che li chiamava per tornare indietro e partire alla volta di Campogrosso.

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Rincorrendo gli sherpa i membri sono così giunti al Rifugio Passo Pertica e dopo tornanti mozzafiato su baratri vertiginosi in un continuo salutare i tanti trekkers presenti sono giunti a pochi metri dal Rifugio Scalorbi.
A questo punto senza più voce, presi dalla fame ,dalla sete e dalla stanchezza fisica i quattro membri si sono seduti sul più vicino prato e hanno assaporato il panino con speck e sopressa del meteo-casolin de Priabona.
Resistendo agli attacchi del sonno che li teneva attaccati all’erba le quattro marmotte hanno ripreso il cammino per l’ultimo attacco al campo base avanzato.
Dopo tre ore di cammino Matteo, Sid, Frigo e Paolo raggiungevano così nel primo pomeriggio il Rifugio Fraccaroli a 2230 metri.
La nebbia che li avvolgeva, l’aria sottile e le ciabatte non poterono nulla contro la volontà di scendere dentro la montagna.

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Fu così che dopo aver conquistato e riempito il bivacco invernale scattò la molla e in men che non si dica gli uomini di punta Sid e Matteo avevano già l’attrezzatura speleo addosso pronti per scendere giù.
Alle 15.00 del pomeriggio, due marmotte si inoltravano dentro il Buso della Teleferica presso il Vallon della Teleferica, mentre gli altri dopo averli accompagnati all’ingresso del buco, allestivano il campo base avanzato dentro il bivacco e tentavano la vetta del Carega per poter comunicare con la civiltà.

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Matteo e Sid sono adesso soli, dentro la montagna. Nessuno che può vederli e nessuno che li può aiutare. Solo la sbrasa in testa ad illuminargli il cammino.
Scendono il primo pozzetto di 3 m, poi un secondo di 4. Si infilano su un pertugio stetto dove non si può passare. Ritornano sui loro passi. il tempo scorre, sono a più di 2100 metri sul livello del mare. L’aria è sottile e non riescono a percepirla, ma tira vento di grotta.
Sono scesi una decina di metri dall’ingresso e in una salettina si fermano a guardare un meandro stretto e bagnato davanti a loro. IMG_5268
Lo stesso meandro che arrestò la Carega Expedition 2006.
Pensano ai loro cari, al mare di Bibione , alle partite a pallone al parco giochi di Marano e alle mute che gli sherpa non hanno voluto caricarsi sugli zaini.
Si guardano in faccia, riguardano lo stretto meandro, pensano ai due compagni lassù a 2230 metri.
Riguardano il meandro ripensano ai due lassù con le pantofole ai piedi e al caldo.
Ma la molla riscatta ancora e decidono che prima di bagnarsi devono fare il rilievo.
No invece, il rilievo non sa da fare perchè il laser non funziona e giù una serie di imprecazioni.
Si guardano in faccia e riguardano lo stretto meandro bagnato.
Uno di loro dice:<<Ora o mai più!>> e così si infilano dentro e si bagnano. Dopo 5-6 metri di meandro ritrovano un’altra saletta e un ulteriore meandro ancora più stretto. Uno di loro dice :<< Con i piedi non ci passo>> e l’altro dice << Allora prova di testa>> e l’altro risponde :<< Be’ allora prova tu>>.
Strisciano , si incastrano, bestemmiano, tirano avanti il sacco giallo, ma alla fine sono aldilà sopra un pozzo di 20 metri. Armano, scendono ancora.

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Oramai sono a 50 metri di profondità, ma sempre a più di 2100 metri sul livello del mare di Bibione.
Da li parte uno stretto meandro freatico e lo percorrono per più di 50 metri, tra strettoie di varie dimensione. Tribolano, si ammaccano le ginocchia e si strappano le tute.
L’aria non è solo sottile li sotto , l’aria si percepisce , tira vento e la grotta sembra che vada.
Ma ad un certo punto le due marmotte si fermano e si guardano in faccia e capiscono che manca qualcosa.
C’è aria, c’è un meandro che va, ma la molla si è scaricata. Sono infreddoliti e i passaggi sono uno più stretto dell’altro.
La grotta va, ma cominciano ad avere freddo e capiscono che serve disostruire come si deve.
Riprendono su gli archetti lasciati in giro e cominciano la risalita.
Alle 18.00 circa sono fuori dalla grotta e ritrovano gli altri due fuori che li aspettano con le ciabatte ai piedi.

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Mentre con le loro tute sporche e bagnate sporcano il tavolato in legno del rifugio il sole sparisce e nuvole cariche di pioggia e fulmini si avvicinano minacciose al loro campo base. Per le quattro marmotte non resta che rintanarsi dentro e con le gambe sotto la tavola giocare a scala quaranta.
Il mattino della domenica vede i nostri eroi svegli di buonora e con grande sorpresa salutano l’arrivo dello sherpa Valentino che come camoscio selvatico se ne è venuto su correndo tra i ghiaioni, di lì a poco salutano lo sherpa Frigo che come camoscio selvatico se ne corre giù per i ghiaioni.
Poco dopo, salutato anche Valentino che come camoscio selvatico se ne corre giù per i ghiaioni, alle tre marmotte rimaste non rimane che perlustrare la zona di Malga Posta in cerca di altre marmotte che come loro passeggiano sui prati.

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Domenica mattina i prati di Malga Posta erano pieni di marmotte in cerca di buchi dove infilarsi.
Quando oramai l’aria rarefatta dei 2000 metri cominciava a procurare i primi sintomi di demenza mentale i tre se ne ritornavano nella civiltà e così terminò anche la GSM Carega Expedition 2015 .

ciao

Matteo

En Bè … e la vecia?

La vecia è sempre lei …il Buso della Vecia , la grotta, oramai l’abisso in alta Valle Faeda che negli ultimi anni ci sta impegnando in una entusiasmante ricerca del fiume Poscola.
Nell’ultimo post al riguardo le esplorazioni erano ferme in due punti : a Sala Priabona rimanevano da risalire due camini, mentre al fondo a -184 avevamo lasciato un sifone da esplorare e uno stretto meandro acquatico.
Dopo ben quattro uscite Sid e Matteo hanno avuto ragione dei camini chiamati I Gemelli Diversi, il primo di 12, mentre il secondo di ben 39 metri che chiudono inesorabilmente.

IMG_4382m                                                      In risalita su i Gemelli Diversi.
Il sifone del fondo invece ha visto prima una duplice esplorazione in apnea di Marce che ha confermato l’esistenza di una bolla d’aria aldilà ( al riguardo leggi  il post Dubito Ergo Sum),  ma con nessun’altra possibilità aerea.
Successivamente, a gennaio di quest’anno, lo speleosub Nicola Ruggeri dell’USV di Verona si immergeva scendendo ulteriori 3 metri e fermandosi di fronte una strettoia impraticabile.
Lo stesso giorno dell’immersione a causa di un malore al nostro Marco, è stato necessario l’intervento del soccorso speleologico che lo ha recuperato e affidato alle cure del 118.
Successive esplorazioni si sono avute percorrendo per quasi trenta metri il meandro finale attivo al fondo e fermandosi anche qui per le dimensioni impossibili.
Le esplorazioni al fondo si sono al momento arrestate, ma nuove possibilità devono essere viste alla profondità di circa -150 tra Sala Sbrasa e Sala Priabona.

IMG_3006                            Sala Sbrasa ….dove l’aria si perde.
Nei primi mesi dell’anno la grotta è stata anche oggetto di ricerche biospeleologiche da parte del Gruppo Grotte Valdagno che ha posizionato alcune prede che hanno dato buone catture.
Di pochi giorni fa invece la sorprendente scoperta di Massimo nelle vecchie zone fossili della grotta. Un punto nero tra i sassi si è trasformato dopo un po’ di lavoro  in  un nuovo pozzo chiamato “Milk I want” ( La-te vojo) e nuovi vuoti  al di sotto ci aspettano per essere esplorati.
Dopo tutto questo non resta che dare un po’ i numeri :
Profondità = -187 metri
Sviluppo = 744 metri
Numeri che per il Faedo sono davvero sorprendenti, ma che comunque non sembrano essere definitivi.
Stiamo a vedere dove ci porterà ancora ‘sta vecia”!

ciao

Matteo